L'esplorazione visiva

Aggiornato: 3 Marzo 2023

Il nostro sistema visivo svolge due funzioni percettive simultanee:

  • Nella zona centrale del nostro campo visivo siamo in grado di discriminare i particolari di ciò che guardiamo.
  • La periferia del campo visivo ci informa, in maniera meno dettagliata ma più rapida, su ciò che ci circonda.

Queste abilità si integrano tra loro, con un continuo flusso d’informazione provenienti da due canali.

Se qualcosa si modifica nella periferia si attiva un riflesso di orientamento che fa girare lo sguardo verso ciò che si sta muovendo: il movimento saccadico.
In questo modo possiamo vedere con accuratezza cosa sta accadendo intorno a noi.
Questo meccanismo di riflesso si può attivare anche senza una specifica attenzione o volontà di guardare in periferia.

Se invece dobbiamo cercare un oggetto, il meccanismo che si attiva, seppur simile in alcuni aspetti, è molto differente. 

Innanzitutto dobbiamo avere un'immagine mentale di ciò che andiamo a ricercare.
Ad esempio tutti abbiamo visto almeno una volta una penna; se quindi ci viene chiesto di prenderne una in una stanza, sappiamo già cosa cercare.
Una volta nella stanza, non guardiamo in tutte le direzioni perché la nostra conoscenza del mondo ci dice che abitualmente le penne si trovano sopra un tavolo o su una scrivania.
Iniziamo, quindi, a guardare verso questi mobili e con una prima fissazione copriamo un’area centrale all’interno della quale riusciamo a discriminare tutti gli oggetti presenti.

Contemporaneamente la visione periferica effettua un filtraggio di ciò che percepiamo, ma non vediamo nitidamente. Se qualche elemento nel campo periferico può ricordare la forma di una penna (e se non abbiamo trovato l’oggetto nell’area di fissazione centrale) giriamo gli occhi per individuare questo possibile bersaglio.

L’esplorazione attiva richiede quindi un adeguato livello di attenzione per essere efficiente.

A volte, però, non riusciamo a trovare qualcosa che invece abbiamo davanti agli occhi. È un fenomeno che capita a molti, che poi rimangono sorpresi di scoprire il loro errore.
Il motivo per cui avviene questo viene imputato a due fattori:

  1. Ridotta attenzione al compito. Andiamo a cercare la penna ma in realtà stiamo pensando a tutt’altra cosa. Questa interferenza sull’attenzione impedisce di attuare le giuste strategie di ricerca e non consente il riconoscimento quando l’occhio intercetta il bersaglio corretto.

  2. Errato pattern di confronto.Lo stesso oggetto assume forme differenti a secondo dell’angolo visuale. Se pensiamo alla solita penna, normalmente la immaginiamo in un dato modo.
    Quando l’oggetto è nel nostro campo di esplorazione visiva, però, potrebbe essere in una posizione che non consente l’attivazione del meccanismo di riconoscimento. A questo punto se siamo fortemente motivati cominciamo a muoverci, cambiando prospettiva, o tocchiamo gli oggetti per spostarli ed osservarli singolarmente. Occorre dire che in questo caso entra in gioco anche la componente tattile della percezione.

E quando l’obiettivo è in movimento?

Pensiamo di dover incontrare una persona che arriva alla stazione scendendo dal treno. Abbiamo poco tempo, le persone camminano verso di noi e ci superano. In queste condizioni è fondamentale avere una buona abilità dei movimenti saccadici ed una corretta analisi periferica. Ricercare un volto tra la folla è, per alcune persone, un’impresa ardua perché uno o entrambi questi processi non sono efficienti.

L’analisi dei movimenti d’esplorazione è effettuata mediante uno strumento, l’eyetracker, che registra la posizione degli occhi. In questo modo possiamo individuare il percorso che gli occhi percorrono durante la ricerca visiva. 

Questi studi hanno evidenziato che le persone utilizzano varie strategie. C’è chi effettua dei movimenti totalmente casuale, sperando d’intercettare il target, e chi invece esplora sistematicamente l’immagine. 

La modalità utilizzata sembra corrispondere anche ad alcuni tratti caratteriali. 

E voi come muovete gli occhi per trovare Wally?

© Martin Handford – Where is Waldo? Questa immagine è protetta da copyright e viene utilizzata allo scopo illustrativo.
 

 

Fonte "Dott. Marco Orlandi", psicologo, optometrista.

Marco Orlandi, dopo il diploma di ottico e la successiva qualifica in optomentria, apre un’attività commerciale nel centro storico di Roma. Successivamente si laurea in psicologia sperimentale ed approfondisce le tematiche delle funzioni percettive, soprattutto dell’età evolutiva. È stato relatore in numerosi congressi di neuropsicologia ad ha svolto attività di docente sia presso le Università della Sapienza, Tor Vergata, LUMSA. È stato anche docente presso numerosi corsi ECM in Italia. Per conto di primarie aziende oftalmiche ha tenuto seminari sulle tematiche della visione. Svolge attività clinica presso il Centro Ricerche sulla Visione che ha fondato nel 2008 proprio per trasferire nella ricerca le proprie esperienze con i pazienti.

Centro Ricerche sulla Visione:

Presso il CRV viene svolta attività di valutazione delle funzioni visuo-percettivo-motorie grazie alla collaborazione di vari professionisti, dall’optometrista all’oculista. Inoltre viene svolta anche attività di riabilitazione visiva, ortottica e/o funzionale. Il CRV organizza corsi di formazione, ECM e non, per professionisti sanitari. Il CRV è sede di tirocinio in convenzione con Roma Tre ed accoglie ricercatori e tesisti anche di altre facoltà.

https://crvisione.it

Credits to Alessandra Loreti



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