Vedere in 3D

Aggiornato: 6 Febbraio 2023

La percezione tridimensionale del mondo è possibile grazie alle caratteristiche dei nostri occhi che sono posizionati frontalmente e separati da una minima distanza. Queste caratteristiche fisiche fanno sì che negli occhi si vengano a formare due immagini molto simili ma leggermente differenti.
Sono proprio queste piccole differenze che il cervello integra per produrre l’effetto di tridimensionalità.

Possiamo verificare semplicemente questo fenomeno coprendo l'occhio destro dell'occhio sinistro, mentre osserviamo un oggetto a distanza ravvicinata. Ci accorgiamo che l'immagine percepita con l'occhio destro è leggermente diversa da quella percepita con l'occhio sinistro

È necessario però che i due occhi siano perfettamente allineati e abbiano un visus non molto differente.
Infatti chi presenta strabismo o ambliopia marcata, il cosiddetto occhio pigro, spesso non ha percezione tridimensionale.

La sovrapposizione dei campi visivi avviene solamente nella posizione centrale e davanti al viso, mentre nell'estrema periferia (destra e sinistra) percepiamo il mondo solo con un occhio per l'effetto “ostacolo” del naso.

La stereopsi è tanto maggiore quanto più l'oggetto è ravvicinato e si attenua fino quasi a scomparire oltre i tre metri. Rappresenta quindi lo strumento ideale per percepire profondità e distanza degli oggetti quando sono a distanza ravvicinata.

Il primo strumento per creare un effetto artificiale di percezione tridimensionale venne costruito alla fine dell'Ottocento dal fisico Wheatstone. Gli stereoscopi sono stati nel tempo sempre più perfezionati fino a giungere alle moderne tecnologie di realtà virtuale ma si basano tutti su di un semplice principio: far vedere agli occhi due immagini lievemente differenti.

Nel tempo furono anche prodotte delle macchine fotografiche con due obiettivi posizionate a una distanza di circa 6 cm, che è la distanza media fra gli occhi degli esseri umani. Le fotografie che si ottenevano venivano viste dai vari stereoscopi.

Per i bambini degli anni ‘60 uno dei giochi più ambiti era il View Master, un piccolo stereoscopio portatile in cui si inserivano dei dischi con le immagini dei cartoni, paesaggi, film.

Il nostro cervello è in grado di creare un'immagine tridimensionale, anche guardando combinazioni di punti che di per sé non costituiscono una figura. Ma quando sono percepite globalmente e con entrambi gli occhi, riusciamo a vedere delle figure in rilievo. Questo ha permesso di creare dei test (come ad esempio il Lang test) per valutare la presenza di stereopsi nei bambini.

Negli anni ‘90 del secolo scorso hanno avuto molta diffusione gli autostereogrammi.

Con questo termine si indicano delle immagini che non richiedono stereoscopi ma che possono dare una percezione tridimensionale se osservate in un modo particolare. In questi disegni si ripete in modo continuo uno stesso pattern, con solo delle piccole aree che si modificano. Nell’esempio di seguito, la ripetizione continua di questo sfondo di fiori nasconde l’immagine tridimensionale di un di una mano aperta.

Per poter percepire l'effetto di tridimensionalità di queste immagini occorre che gli occhi non siano più allineati sul foglio ma rimangano paralleli, come se dovessimo guardare all'infinito. Il trucco è quello di guardare come se lo schermo fosse trasparente e si deve cercare di guardasse dietro di esso. In realtà questo meccanismo non è facilmente realizzabile da tutti perché dobbiamo inibire la tendenza spontanea di convergere gli occhi sul foglio che stiamo osservando.

Un altro modo è quello di portare il viso molto vicino allo schermo, tanto da non riuscire a focalizzarlo. Poi, senza cercare di concentrarsi sull’immagine ma cercando di mantenere la sensazione di sfocato, spostate lentamente la testa all'indietro.
Ad un certo punto si cominceranno a formare le immagini.

Per facilitare la fissazione oltre lo schermo possiamo usare una mira da posizionare sopra e dietro al monitor. Dopo averla fissata abbassate lo sguardo verso la figura.

Il fatto di non riuscire a percepire la tridimensionalità su questa immagine non indica comunque un

problema nella percezione della stereopsi. Con un opportuno allenamento tutti possiamo arrivare a percepire gli effetti 3D di questa immagine, purché non si abbia un deficit nella percezione stereoscopica.

Vi incuriosisce il tema? Ecco due siti che vi permetteranno di creare le vostre immagini tridimensionali:

https://www.easystereogrambuilder.com/

https://piellardj.github.io/stereogram-webgl/

Fonte "Dott. Marco Orlandi", psicologo, optometrista.

Marco Orlandi, dopo il diploma di ottico e la successiva qualifica in optomentria, apre un’attività commerciale nel centro storico di Roma. Successivamente si laurea in psicologia sperimentale ed approfondisce le tematiche delle funzioni percettive, soprattutto dell’età evolutiva. È stato relatore in numerosi congressi di neuropsicologia ad ha svolto attività di docente sia presso le Università della Sapienza, Tor Vergata, LUMSA. È stato anche docente presso numerosi corsi ECM in Italia. Per conto di primarie aziende oftalmiche ha tenuto seminari sulle tematiche della visione. Svolge attività clinica presso il Centro Ricerche sulla Visione che ha fondato nel 2008 proprio per trasferire nella ricerca le proprie esperienze con i pazienti.

Centro Ricerche sulla Visione:

Presso il CRV viene svolta attività di valutazione delle funzioni visuo-percettivo-motorie grazie alla collaborazione di vari professionisti, dall’optometrista all’oculista. Inoltre viene svolta anche attività di riabilitazione visiva, ortottica e/o funzionale. Il CRV organizza corsi di formazione, ECM e non, per professionisti sanitari. Il CRV è sede di tirocinio in convenzione con Roma Tre ed accoglie ricercatori e tesisti anche di altre facoltà.

https://crvisione.it

Credits to Alessandra Loreti



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