La visione notturna

Dott. Marco Orlandi

Aggiornato: 12 Aprile 2024

Durante il corso della giornata, la luminosità ambientale cambia notevolmente a seconda dell'orario e delle sorgenti luminose presenti. Tuttavia, nonostante queste variazioni, la nostra percezione di luminosità rimane sorprendentemente stabile, con sensibili cambiamenti avvertiti solo durante i passaggi tra ambienti diversi o tra il giorno e la notte.

Il meccanismo di adattamento della pupilla, che si dilata o si restringe per regolare il flusso luminoso verso la retina, è un processo involontario che contribuisce a questa stabilità percettiva. Ciononostante, da solo non è sufficiente a garantire una costante percezione della luminosità. Qui entrano in gioco meccanismi centrali più complessi che analizzano l'immagine visiva punto per punto e la confrontano con la media della stimolazione luminosa dell'intera immagine. Questo consente al nostro sistema visivo di mantenere una sensazione di costanza percettiva anche di fronte a variazioni locali nella distribuzione della luce. In condizioni di forte illuminazione, come durante la giornata in presenza di sole, l'uso di occhiali da sole può essere utile per ridurre la quantità di luce che raggiunge l'occhio, proteggendolo così dall'eccessiva luminosità. Ma, durante la notte o in condizioni di buio, questi meccanismi non sono sufficienti per attivare i recettori dei colori nella nostra retina, noti come coni. Stimolano invece principalmente i bastoncelli periferici che hanno una capacità limitata di discriminare tra colori e una ridotta sensibilità spaziale. Questo porta a una visione notturna caratterizzata da una rappresentazione degli oggetti in varie tonalità di grigio e scarsamente definita, il che spiega l'origine del detto "di notte tutti i gatti sono bigi".

C'è da dire, inoltre, che la scarsa definizione della visione notturna influisce anche sulla nostra percezione della profondità, rendendo più difficile giudicare le distanze e percepire gli oggetti tridimensionalmente. Questo fenomeno sottolinea la complessità e l'importanza dei meccanismi visivi nel garantire una percezione accurata del mondo circostante in diverse condizioni di illuminazione.

"Dott. Marco Orlandi", psicologo, optometrista.

Marco Orlandi, dopo il diploma di ottico e la successiva qualifica in optomentria, apre un’attività commerciale nel centro storico di Roma. Successivamente si laurea in psicologia sperimentale ed approfondisce le tematiche delle funzioni percettive, soprattutto dell’età evolutiva. È stato relatore in numerosi congressi di neuropsicologia ad ha svolto attività di docente sia presso le Università della Sapienza, Tor Vergata, LUMSA. È stato anche docente presso numerosi corsi ECM in Italia. Per conto di primarie aziende oftalmiche ha tenuto seminari sulle tematiche della visione. Svolge attività clinica presso il Centro Ricerche sulla Visione che ha fondato nel 2008 proprio per trasferire nella ricerca le proprie esperienze con i pazienti.

Centro Ricerche sulla Visione:

Presso il CRV viene svolta attività di valutazione delle funzioni visuo-percettivo-motorie grazie alla collaborazione di vari professionisti, dall’optometrista all’oculista. Inoltre viene svolta anche attività di riabilitazione visiva, ortottica e/o funzionale. Il CRV organizza corsi di formazione, ECM e non, per professionisti sanitari. Il CRV è sede di tirocinio in convenzione con Roma Tre ed accoglie ricercatori e tesisti anche di altre facoltà.

https://crvisione.it

Credits to Alessandra Loreti



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