Sguardo e visione

Aggiornato: 8 Giugno 2023

Quando una persona ci guarda ce ne accorgiamo perché i suoi occhi sono diretti verso di noi. Questo deriva dal fatto che nell’occhio c’è una zona specifica deputata all’analisi fine dei dettagli, la fovea, e automaticamente orientiamo lo sguardo per utilizzare quest’area specializzata. Tuttavia la visione non si limita alla sola zona centrale ma è estesa per un’ampiezza di circa 180° frontalmente sul piano orizzontale e circa 130° sul piano verticale.
Tutte le informazioni visive che provengono da zone periferiche, ossia distanti dalla fovea, sono scarsamente definite nei particolari ma non per questo sono meno importanti.
L’orientamento nello spazio e la nostra possibilità di muoverci in modo fluido, senza urtare gli oggetti che ci circondano e interagendo rapidamente con l’ambiente deriva in massima parte dall’efficienza della visione periferica. Pensiamo semplicemente alla guida di una vettura, in cui la capacità di percepire rapidamente ciò che avviene intorno a noi è fondamentale per evitare incidenti. Una buona visione periferica è inoltre uno dei fattori che concorrono ad assumere una corretta postura. Numerosi studi su persone affette da glaucoma, una malattia che provoca anche una riduzione del campo visivo periferico, mostrano dei marcati problemi di assetto posturale.

Il campo visivo periferico viene misurato con un test chiamato “Campimetria” in cui si presentano degli stimoli luminosi, spesso in modalità casuale, in posizioni variabili mentre la persona deve mantenere lo sguardo fisso su un bersaglio centrale. Quando il soggetto percepisce la luce periferica deve premere un pulsante che consente la registrazione della corretta funzionalità di quella specifica area della retina.
La difficoltà maggiore che le persone osservano è proprio quella di riuscire a mantenere lo sguardo fermo sulla mira centrale perché spontaneamente tendiamo a girare lo sguardo verso ciò che si modifica nella periferia. Anche in molti sport è importante saper utilizzare correttamente la percezione periferica. Pensiamo ad esempio al gioco del calcio, dove compagni e avversari sono sparsi per un’ampia area sul campo di gioco.

Riuscire ad individuare dove è posizionato il compagno verso il quale effettuare un passaggio senza girare gli occhi per cercarlo porta 2 grandi vantaggi. Il primo è che i tempi di reazione sono molto più rapidi rispetto a chi muove gli occhi e il secondo è che in questo modo non si forniscono informazioni agli avversari sulle nostre intenzioni di gioco.

Come per molte altre abilità umane anche la nostra capacità di analizzare la periferia può essere allenata.

Esistono numerose tecniche che spaziano dalla inibizione del riflesso di orientamento alla velocizzazione della decodifica di stimoli periferici non nitidi. Un semplice gioco-esercizio che possiamo provare a fare anche noi è quello di cercare di cogliere quanti più elementi possibili all’interno di una vetrina mentre camminiamo su una strada.

Senza girare la testa cerchiamo di memorizzare quello che pensiamo di aver riconosciuto mentre passiamo e successivamente torniamo indietro per verificare quanti ne avevamo individuati correttamente e quanti ne abbiamo saltati. Nel tempo questa tecnica, se ripetuta, diventa sempre più efficiente migliorando la nostra visione periferica.

L’importanza della visione periferica è tale che una sua riduzione oltre certi limiti comporta una invalidità riconosciuta anche a livello legale. Ci sono persone che, pur avendo una visione centrale nitida, vengono definiti ciechi parziali quando il loro campo visivo è inferiore a 10° centrali e ciechi totali quando è inferiore a 3° centrali.

 

Fonte "Dott. Marco Orlandi", psicologo, optometrista.

Marco Orlandi, dopo il diploma di ottico e la successiva qualifica in optomentria, apre un’attività commerciale nel centro storico di Roma. Successivamente si laurea in psicologia sperimentale ed approfondisce le tematiche delle funzioni percettive, soprattutto dell’età evolutiva. È stato relatore in numerosi congressi di neuropsicologia ad ha svolto attività di docente sia presso le Università della Sapienza, Tor Vergata, LUMSA. È stato anche docente presso numerosi corsi ECM in Italia. Per conto di primarie aziende oftalmiche ha tenuto seminari sulle tematiche della visione. Svolge attività clinica presso il Centro Ricerche sulla Visione che ha fondato nel 2008 proprio per trasferire nella ricerca le proprie esperienze con i pazienti.

Centro Ricerche sulla Visione:

Presso il CRV viene svolta attività di valutazione delle funzioni visuo-percettivo-motorie grazie alla collaborazione di vari professionisti, dall’optometrista all’oculista. Inoltre viene svolta anche attività di riabilitazione visiva, ortottica e/o funzionale. Il CRV organizza corsi di formazione, ECM e non, per professionisti sanitari. Il CRV è sede di tirocinio in convenzione con Roma Tre ed accoglie ricercatori e tesisti anche di altre facoltà.

https://crvisione.it

Credits to Alessandra Loreti



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